Murales, ovvero un vivido spaccato della storia del Borgo dal ‘900 ad oggi, e nel contempo un omaggio al grande Maestro Federico Fellini che ha inserito alcuni caratteristici personaggi cittadini, nei suoi capolavori cinematografici. Murales pensati, fortemente voluti e realizzati, fin dai primi anni ’80, dal Comitato delle prime Feste de’ Borg, riunitosi successivamente in ‘Società’. Una tradizione che si rinnova anche oggi, nei dipinti sulle mura delle abitazioni dei borghigiani, che ‘prestando’ le loro case all’arte, contribuiscono ad arricchire un patrimonio, nell’antico borgo di pescatori, fatto di storia e storie, di persone e personaggi, di scorci e ritmi di una vita passata, ma vivida nei ricordi degli abitanti vecchi ed ‘adottati’. Una vera testimonianza d’affetto, appartenenza ed inclusione per l’intera città. «Infatti fu in una Festa degli anni Ottanta che si pensò di introdurre un cambiamento: invece di realizzare la consueta mostra fotografica, al pittore Mauro Dallonda, (abituale collaboratore della festa) fu affidato il compito di dipingere sui muri del Borgo i personaggi più rappresentativi. L’intento era quello di offrire uno spaccato della realtà del quartiere. Nacquero i primi murales, la cui tradizione partì in quell’occasione. E furono dedicati alla quotidianità, all’anima del Borgo, a ‘soggetti umani’: fiaccheristi, pescatori e marinai, lavandaie, anarchici, rivoluzionari e partigiani, artisti e suonatori ambulanti».
I Fiaccherai – Mauro Dallonda – Borgo San Giuliano – 1986
La Festa de Borg, quella volta, venne dedicata al grande Maestro Federico Fellini, per onorare la sua scomparsa avvenuta l’anno precedente, era il 1994. Nasce in quel periodo il legame tra un giovane pittore albanese, da poco trasferitosi a Rimini, e il vecchio Borgo di pescatori che si affaccia sul Ponte di Tiberio. Agim Sulaj si presentò al Comitato organizzatore della Festa, chiedendo di poter dare il suo contributo in ricordo del regista riminese. Detto fatto! Gli fu riservato uno spazio in fondo a via Padella dove poté dipingere un pannello (andato perduto ndr.), di cui resta testimonianza nella foto in pagina, realizzata da Sergio Serafini, amico, socio e già Presidente della Festa.
Oggi Agim Sulaj è un pittore affermato a Rimini ed oltre l’Adriatico, dove ha recentemente esposto con successo un bellissimo quadro che in qualche modo parla dell’Italia che lo ha adottato. La guerra di Vlora dove 100 anni fa agli italiani venne intimato di lasciare il paese. Ironia della sorte dopo 100 anni, il dipinto è stato proprio realizzato in Italia. Agim, ha collaborato successivamente per la Festa del 2010. Suoi i quadretti tema i Migranti, di cui uno divenne poi Manifesto di quella edizione. Soggetti riproposti in questi giorni e già visibili nelle stradine. Murales che il pittore albanese ha voluto regalare al Borgo, proprio in via Padella, in ricordo dei ‘Migranti’ vecchi e nuovi: ‘La valigia’, e ‘L’uomo con la valigia’ testimoniano valori, come la solidarietà, patrimonio di questo piccolo angolo di città.
Nel 2020 in occasione di questa ‘Non Festa’, dedicata a “Fellini e il ‘suo’ borgo”, Sulaj ha voluto stupirci con un’intera parete, dedicata a Federico attorniato dai alcuni dei suoi indimenticabili personaggi, che hanno reso famoso San Giuliano anche ‘fuori porta’. Diventerà patrimonio di Rimini e dei borghigiani in primis, e si aggiungerà a quelli realizzati dagli artisti Kiril e Dallonda. Un regalo a centinaia di turisti, che qui giungono in estate ed inverno, alla ricerca di memorie e tracce del grande regista riminese, tipo la sua dimora di cui non v’è traccia reale, un simpatico ‘fake’, che però resiste e vuol continuare a vivere nell’immaginario di ciascuno di noi. Grazie a Fellini e ai suoi ricordi d’infanzia. Grazie ad Agim per la sua Arte.
«Sono un ‘borghigiano’ grato! Viaggio tantissimo per lavoro, ma solo quando torno qua, mi sento di dire sono a casa». Uno dei tre artisti che hanno arricchito il borgo san Giuliano con nuovi Murales è Kiril Cholakov, da 20 anni trapiantato dalla città bulgara di Sofia nel borgo, dove ha messo su famiglia. È lui stesso a raccontare il suo speciale rapporto con la città di adozione, alla quale ha voluto regalare una traccia del suo passaggio: un nuovo murales (alto 6 per 3 pari a 18 mq di superficie disegnata ndr.), che si staglia sulla parete di una bella casa nel cuore del borgo. Il tema, in questo centenario dalla nascita del Maestro Federico Fellini, non poteva che essere un suo personaggio. E chi, se non il nonno che esce dalla nebbia? Una nebbia rivisitata però dall’artista, che ha voluto imprimerle una sorta di cifra borghigiana. Infatti ha chiamato a collaborare nella scrittura di sottofondo del murale alcuni abitanti, proprio di questo angolo di città. Solo loro potranno ritrovare sul quel muro il loro pensiero tra tante parole. «C’è una bella collaborazione tra le persone del borgo, una gentilezza che si ritrova tra chi vive qui da tempo. Ciò che si sta perdendo ormai tra questi vicoli – spiega l’artista – è però quel senso di eternità, di borgo immortale di qualche decennio fa, soffocato oggi dai troppi ‘punti di ristoro e dalla movida’. Ogni tanto il campanile annuncia che qualcuno se n’è andato con i suoi tristi rintocchi. La quotidianità. Per questo ho scelto questo soggetto, un monologo brillante che parla della vita e della morte, collocato proprio davanti al pannello dei manifesti funebri della Chiesa parrocchiale. Come per Fellini che da un ricordo personale ne fa scaturire una memoria collettiva.Dipingere sul muro non è uno scherzo, ho studiato queste tecniche a Sofia dove mi sono laureato all’accademia di Belle Arti. Per me il dipinto, non è solo una macchia su una casa. L’opera deve respirare, trovare la sua giusta collocazione. E dopo quattro anni ci siamo riusciti». Artisti altamente professionali che lasciano una bella eredità a chi vorrà venire a goderla passeggiando per le vie.
Le opere di Kiril sono anche esposte a Rimini presso la Galleria Zamagni e a Sofia in Bulgaria, presso le Gallerie Stubel e Intro.
“Fu in una Festa degli anni Ottanta che si pensò di introdurre un cambiamento: invece di realizzare la consueta mostra fotografica, al pittore Mauro Dallonda, abituale collaboratore della Festa borghigiana, fu affidato il compito di dipingere sui muri delle viuzze del borgo a ridosso del bimillenario Ponte di Tiberio, i personaggi più rappresentativi. L’intento era quello di offrire uno spaccato della realtà del quartiere. Nacquero così i primi murales, la cui tradizione partì grazie anche a chi, come Luca Miserocchi, socio e già Presidente della Società, passò l’estate a ridipingere di bianco le facciate scelte per ospitare i capolavori artistici. E furono dedicati a ‘soggetti umani’, alle situazioni che rappresentavano l’anima del Borgo: i fiacheristi, i pescatori e i marinai, le lavandaie, gli anarchici, i rivoluzionari e i partigiani, gli artisti e i suonatori ambulanti”. Mauro Dallonda, pittore di origini Piemontesi, trapiantato nel Borgo San Giuliano, all’età di 8 anni venne a vivere con la famiglia in via Marecchia, fu lì che respirò fin da bambino il fascino di questa gente semplice, che abitava queste pittoresche viuzze, restando colpito in particolare dalla parlata, da quel dialetto che con poche parole esprimeva tutto. “Il borgo aveva un grande fascino ai miei occhi di bambino”- ricorda il pittore. E così li ha immortalati, col suo estro dal 1984, sui vecchi muri delle case, capolavori andati perduti nel tempo, causa ristrutturazioni sempre più frequenti, nuova primavera di un ‘ghetto’ che era dato ormai per perduto (anche dall’Amministrazione Comunale, vedi cronache del tempo ndr.) e che invece, grazie anche alle Feste, è rifiorito riacquistando dignità e centralità per la città di Rimini, sia dal punto di vista Turistico che commerciale. Mauro è stato il pittore delle ‘prime volte’. Fu lui infatti a disegnare i Manifesti della primissima Festa del 1979 e quelli successivi del 1980 e ’82. Per la Festa dell’86 fece il Murales dei Musicisti (quest’anno riproposto in Piazzetta Pirinela con una versione a tinte accese), dando il via alla tradizione. Inoltre per quell’occasione dipinse 45 ritratti di borghigiani storici, su pannelli di compensato (forse andati perduti?). Mentre nel 2000 costruì una grande Balena su commissione di Ennio Carando, compianto Presidente della Società de Borg, una sfida per il resto dei soci, che non credevano potesse galleggiare nell’invaso, né che potesse soffiare il classico getto d’acqua: sfida invece vinta. C’è anche un piccolo aneddoto sul momento di dare il via alla Festa: Ennio andò col piccolo canotto della figlia di Gnoli per sganciare la rete che teneva ferma la grossa Balena al centro dell’invaso del Ponte Tiberio, ma il canotto sfortunatamente era bucato e cominciò a sgonfiarsi e ad affondare. Carando per salvarsi dovette rifugiarsi dentro la bocca della balena (fatta di ferro e schiuma) che gli offrì rifugio come un novello ‘Giona’. La Festà poté così iniziare tra lo stupore e le risate dei presenti. Per il pittore Dallonda un tuffo nel passato, in questa edizione della ‘Non Festa 2020’, in cui è stato chiamato a riproporre i suoi primi dipinti andati ormai perduti. “E’ per me una memoria grata, ridipingere personaggi come Mario Cappelli a pochi metri dalle mura della casa dove è realmente vissuto. E’ un tuffo nel passato, ma anche una sfida per vedere cosa ci possiamo portare nel futuro. Tutto cambia, ma nulla cambia, le persone che raffiguro le guardo con gratitudine, perché portavano avanti grandi ideali che ci hanno spronato a crescere. Ed oggi continuano ad ispirarci un ideale di Libertà, più solidale e meno divisiva, con la forza non solo delle idee ma anche delle azioni. Un’eredità fondamentale che ci hanno lasciato”.
In una Festa degli anni Ottanta si pensò di introdurre un cambiamento invece di realizzare la consueta mostra fotografica. Al pittore Mauro Dallonda (abituale collaboratore della festa) fu affidato il compito di dipingere sui muri del Borgo i personaggi più rappresentativi. L’intento era quello di offrire uno spaccato della realtà del quartiere. Ecco una piccola antologia di muraes di quell’anno presenti sui muri della Casa Bianchi, in piazzetta Ortaggi e in via Chiavica, prima che il tempo, ed eventuali ristrutturazioni, li facessero scomparire.
Festa de Borg 1994: dopo la scomparsa di Federico Fellini, la Festa del ’94 è stata dedicata interamente a lui: per quella occasione vennero dipinti – da pittori riminesi e non – diversi
murales, che ritraevano scene tratte o liberamente ispirate ai suoi film. I dipinti vennero realizzati
in prevalenza sui muri delle case più vecchie (allora i proprietari di quelle intonacate da poco non erano disponibili a queste operazioni): pertanto quasi tutti i murales del ’94 sono purtroppo scomparsi, a seguito delle numerosissime ristrutturazioni avvenute successivamente. Oggi esistono solo i murales dipinti negli ultimi anni, oltre a quelli dedicati a temi non felliniani. Eccone un ricordo:
Scurezainsiste nelle sue scorribande rumosose. sui muri di vi Ortaggi. Autore: Teresio Troll.
Il tema della Festa de Borg di quell’anno era liberamente (molto liberamente) ispirato al libro di Piero Meldini: “La Riminese”. il filo conduttore dell’evento era la donna nell’immaginario dei riminesi, ma soprattutto un omaggio ad alcune figure femminili: la donna matriarcale o erotica o felliniana… per molti uomini un nodo non risolto, come una sorta di fantasma da esorcizzare ed un enigma da sciogliere. Lasciando spazio – soprattutto – alle libere interpretazioni personali di chi partecipava alla creatività della Festa: infatti, il nostro Mauro Dall’onda si“scatenò” in una produzione vastissima di murales, tendaggi e pannelli che riempirono il paesaggio borghigiano. il Borgo quell’anno venne diviso in settori, ognuno dominato da un colore; a partire dall’ illuminazione pubblica: furono sostituite tutte le lampade esistenti con altre di colori diversi (gialle, rosse e verdi). Ogni via assunse un particolare aspetto, con disegni, pannelli, tende e lampade dello stesso colore. Leggi tutto